Genitori Info Eltern 2002

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Periodico in rete: Direttore  Enrico Hell

Bilinguismo e Immersione Linguistica
(di Enrico Hell)


Le diffidenze e le opposizioni alla scuola plurilingue sono tutte riconducibili al timore che tale scuola metta a repentaglio l’identità linguistica. Chi studia in una scuola plurilingue, si dice, sarà mezzo italiano e mezzo tedesco, insomma un individuo che non saprà da che parte stare, una persona in crisi di identità

Chi lo dice sono soprattutto i politici, quelli della SVP in primo luogo, ma anche quelli di Alleanza Nazionale, schierati questi ultimi in difesa della identità italiana. I politici, probabilmente, lo fanno per proprio tornaconto: penso li spaventi l’idea di avere a che fare in futuro con un elettorato poliglotta.

A noi comunque interessa, più che il futuro dei partiti etnici, il futuro dei nostri figli. Come fare dunque a mettere insieme scuola plurilingue e difesa della madrelingua e della cultura di origine?

Le scuole plurilingue nel mondo proliferano. I modelli sono i più disparati, non serve andare nel lontano Canada: una scuola plurilingue la ritroviamo anche a due passi da Bolzano, nelle valli ladine.

La mia proposta, però, è di costruire una scuola plurilingue attenta alla madrelingua degli alunni: un bambino italiano deve poter uscire dalla scuola plurilingue, soprattutto con ottime conoscenze della lingua italiana. Lo stesso vale per un bambino tedesco, che dovrebbe uscire dalla scuola plurilingue orgoglioso e consapevole della propria lingua e cultura tedesca.

C’e’ un modello particolare di scuola plurilingue, la scuola ad immersione, che è stato pensato apposta per questo ed è stato sperimentato in particolare nelle regioni in cui convivono persone di diversa lingua. La regione che ho in mente è la Finlandia. La mia proposta in ogni caso è di introdurre la scuola ad immersione anche in Alto Adige.

La scuola ad immersione non sostituisce le scuole monolingui (italiane e tedesche in Alto Adige) con un altro tipo di scuola. Semplicemente se in una scuola italiana si decide di fare immersione allora alcune sezioni di quella scuola possono prevedere che un certo numero di materie vengano svolte in tedesco, anziché in italiano, e un certo altro numero di altre materie in inglese. Lo stesso si potrebbe fare nelle scuole tedesche, con materie in italiano e in inglese, ma rispettando sempre la volontà dei genitori: se una famiglia richiede una educazione monolingue per il proprio figlio, la scuola deve garantirgliela in apposite sezioni, ma se una famiglia richiede l’immersione, allora la scuola deve potersi attrezzare con alcune sezioni ad immersione. Le sezioni plurilingue ad immersione, insomma possono nascere sia all’interno della scuola italiana che all’interno della scuola tedesca, ma non nascono come scuola alternativa alle scuole italiana e alla scuola tedesca. Non serve ipotizzare una scuola plurilingue alternativa. Un tale tipo di scuola alternativa, né italiana né tedesca, è quello che i politici della SVP e il segretario di AN chiamerebbero scuola mista. Non riuscirebbe ad avere attenzione alle culture di origine. Probabilmente condurrebbe all’appiattimento culturale e forse al quell’appiattimento delle identità che molti temono.

Insomma, anche la scuola ad immersione è, nonostante tutto, una scuola divisa per gruppi linguistici. I programmi di storia, se storia fosse svolta in inglese, sarebbero quelli della scuola italiana nelle sezioni ad immersione attivate nelle scuole italiane; quelli tradizionalmente in uso nelle scuole tedesche nelle sezioni ad immersione eventualmente attivate nelle scuole tedesche.

Ciononostante, la scuola ad immersione realizza un grandissimo contesto d’uso delle lingue: studiare una materia in seconda lingua significa usare la seconda lingua e la seconda  lingua la si impara, non studiandola, ma usandola.

L’onorevole Zeller ha dichiarato che lui l’italiano non lo ha imparato di certo a scuola, ma lavorando e impegnandosi per proprio conto. Per forza: Zeller non ha potuto frequentare una scuola ad immersione, altrimenti l’italiano lo avrebbe imparato a scuola, lavorando e studiando sulle materie di insegnamento. E sarebbe rimasto lo stesso Zeller che è adesso. Di certo avrebbe risparmiato tempo e fatica al di fuori della scuola. In ogni caso, la scuola, credo, debba farsi carico non soltanto per Zeller, ma per tutti, del plurilinguismo, altrimenti che scuola sarebbe?

Ma la scuola ad immersione non funziona per iniziative episodiche: non basta che in una certa scuola elementare si potenzi il tedesco quando alla corrispondente scuola media non si progetta allo stesso modo. Ci vuole un programma di immersione che accompagni i singoli alunni dalle scuole materne alla media. Insomma un progetto verticale, quartiere per quartiere , paese per paese. Si possono fare più o meno materie in seconda lingua, a seconda di quanto nel territorio la seconda lingua è presente. Se ci sono molte occasioni di usare la seconda lingua al di fuori della scuola le cose sono più semplici; ma se al di fuori della scuola la seconda lingua non si usa quasi mai, allora tocca alla scuola diventare il contesto d’uso della seconda lingua attraverso un programma di immersione anche molto ardito.

Bolzano, 12 maggio 2002