«Sì all’immersione nelle scuole italiane»
L’apertura di Brugger: così sfatiamo l’alibi che il tedesco s’impara solo in questo modo
rassegna stampa / Alto Adige - 28/03/2008
 


ALTO ADIGE 28 marzo 2008, pag. 16

Fosse ancora Obmann, l’apertura di Siegfried Brugger avrebbe dell’epocale. Ma anche se non è più lui il segretario politico della Volkspartei, l’opinione del parlamentare (e candidato premier) della Svp è di quelle che all’interno del partito contano, eccome. Per questo il suo sì all’immersione - anche se limitatamente alla sola scuola italiana - è comunque un segnale importante. Apprezzato dall’assessore alla scuola italiana Luisa Gnecchi, un po’ meno all’interno della Sammelpartei, dove il no più deciso è quello di Karl Zeller, secondo il quale la proposta sarebbe contraria all’articolo 19 dello statuto. Brugger però resta della sua idea: «Così gli italiani non potrebbero più dire che è colpa nostra se non imparano il tedesco».

Onorevole Brugger, come si spiega questa sua apertura “storica”?
Semplice, basta vedere la situazione attuale. Io vedo che nelle scuole di lingua tedesca, soprattutto quelle in città, ci sono sempre più bambini provenienti da famiglie miste o italiane.
E qual è il problema?
Io sono convinto che la scuola debba essere un veicolo per la formazione in generale, non per l’apprendimento delle lingue.
Quindi cosa propone?
Innanzitutto c’è un punto fermo, che riguarda la scuola di lingua tedesca. È una scuola per la minoranza linguistica che ha come compito principale l’insegnamento della madrelingua. E quindi non si tocca, su questo non si discute nemmeno.
Bene, la scuola tedesca non si tocca. E quella italiana?
La mancanza di una scuola bilingue viene spesso usata come alibi dagli italiani. C’è chi la ritiene la soluzione di ogni male, ma io non la penso affatto così. Però è ora che il gruppo linguistico tedesco esca dalla sua perenne situazione di difesa. Ci accusano sempre di essere chiusi, che siamo noi quelli “cattivi” che impediscono agli italiani di imparare il tedesco. Bene, accontentiamo chi vuole la scuola bilingue, così smonteremmo questo alibi una volta per tutte.
Concretamente cosa propone?
Una sperimentazione. Prendiamo una classe a caso di una scuola italiana e proviamo a testare il modello bilingue confrontando i risultati anno per anno con una scuola di tipo tradizionale. Sono curioso di vedere chi otterrà i migliori risultati.
Cosa prevede?
In Alto Adige abbiamo già un esempio che va in questo senso e che è la scuola ladina. Senza offese per nessuno, ma non mi si venga a dire che i ladini parlano il tedesco e l’italiano meglio degli altri altoatesini.
Davvero è convinto che la scuola tradizionale è il miglior modello possibile?
Di certo non lo è una scuola con un terzo di studenti di lingua tedesca, un terzo di lingua italiana e un terzo di stranieri. Sono sicuro che una scuola italiana di buona qualità con bravi insegnanti di madrelingua tedesca possa insegnare bene il tedesco anche agli italiani.
Però ci sono anche famiglie miste o di lingua tedesca che chiedono una scuola bilingue: cosa risponde?
Che l’istituzione di queste classi sperimentali sarebbe un impulso anche per la scuola tedesca. Ci sarebbe un concorrente in più e quindi si alzerebbe anche la qualità dell’insegnamento. Perché devo dire la verità: non sono contento nemmeno di come parlino l’italiano molti giovani di lingua tedesca.
Un “pezzo grosso” della Svp che parla di immersione: è una rivoluzione...
È sicuramente un’apertura, ma ribadisco il paletto iniziale. La scuola tedesca è una scuola per la minoranza linguistica: non si tocca.


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