Lingue e contenuti

Mirca Passarella

Christian Tommasini, assessore alla scuola della provincia di Bolzano, ha presentato in conferenza stampa i dati di alcuni tipi di progetto per il potenziamento della conoscenza delle lingue: si tratta del progetto: “Un anno in L2”, dei soggiorni-studio all’estero e dei gemellaggi fra scuole di lingua diversa, tutti progetti di punta del suo Assessorato alla scuola.
Tommasini ha anche  illustrato, con una certa enfasi, i dati sulle certificazioni linguistiche degli studenti delle scuole italiane, testate secondo i parametri del quadro comune di riferimento europeo, che mostrano un’adesione esponenzialmente crescente degli studenti ai test linguistici. L’entusiasmo di  Tommasini nasce proprio da questo trend. Se il Goethe Institut certifica che un crescente numero di ragazzi nelle varie classi finali di scuola elementare, media e superiore hanno competenze linguistiche rapportabili rispettivamente al patentino D, al patentino C e al patentino B, allora vuol dire, nel Tommasini pensiero, che la scuola ha fatto bene il proprio lavoro e tanto basta.

In realtà le cose non stanno così.

In Alto Adige si sono spesso qualificati con l’acronimo CLIL (Content and Language Integrated Learning) i progetti scolastici innovativi nel settore delle lingue. CLIL significa progetti di apprendimento integrato di lingue e contenuti. In parole semplici e a titolo di esempio, si fa CLIL quando nella scuola italiana si trattano una o piu’ materie, o anche parti di materie, in tedesco, con il chiaro obiettivo che gli studenti abbiano buone competenze sia nel  tedesco che nelle materie trattate in tedesco.  Si vede bene che il CLIL è duale: la lingua veicola la materia e la materia produce competenze linguistiche. Questo carattere duale mostra che per valutare un progetto scolastico CLIL non è sufficiente mostrare solo i risultati sul piano linguistico, ma bisogna valutare le competenze degli studenti anche nelle materie veicolate in seconda lingua. In parole ancora piu’ semplici: se, per pura ipotesi, si dimostrasse che gli studenti che superano i test internazionali di lingua poi fossero del tutto carenti  nelle materie svolte in quella lingua allora anzichè di CLIL dovremmo parlare di una sua degenerazione in “insegnamento tradizionale di lingue mascherato dai contenuti” . Si tratterebbe di un abbassamento di livello su cui gli esperti ci hanno messo in guardia ma che a Bolzano forse non è preso ancora in attenta considerazione.

L’esempio piu’ recente di poca attenzione alla valutazione dei contenuti a favore della semplice valutazione delle competenze linguistiche è dato dalla Scuola elementare “Manzoni “ di Bolzano, che ha presentato al pubblico il libro “Educare al Plurilinguismo”, a cura di Mirca Passarella e di Stefania Cavagnoli.

Stando alla pubblicazione, la scuola “Manzoni, decisamente in linea con l’impostazione di Tommasini, affida la valutazione delle competenze linguistiche degli alunni agli enti certificatori esterni, senza  però porsi troppo il problema di  di individuare analoghi valutatori esterni per le competenze disciplinari. La scuola Manzoni fa un vago riferimento alle prove INVALSI, con tutti i problemi che quei test hanno mostrato in questi giorni, ma è un esempio di una certa sottovalutazione dei contenuti rispetto alle lingue.

Ciò non significa che il lavoro svolto in quella scuola non sia piu’ che  buono, semplicemente mette in guardia dal rischio potenziale che i contenuti vengano costantemente sacrificati alle lingue. Questo rischio significherebbe formare ragazzi in qualche modo ignoranti in geografia o in storia o in  matematica ma con certificazione piena del Goethe Institut .

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