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1998

   Un Programma di Immersione Linguistica
Genitori per il bilinguismo

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Redazione


Sommario 1998

Editoriale

Per una nuova politica linguistica
di Gianni Frezzato

Ai direttori di scuola materna
di Luigi Cigolla

Un grazie alle famiglie
di Nadia Mazzardis

Un grazie alle autorita'
di Giancarlo Bottonelli

Attivita' in seconda lingua alle scuole materne

di Enrico Hell

 

Il bilinguismo in Alto Adige non è ancora realtà.
Molto si è fatto, soprattutto per iniziativa dei genitori, ma non ancora abbastanza. Ora tutti, politici, scuola e ricercatori, devono mostrare un po’ di coraggio.

Le prime sperimentazioni di immersione linguistica a Bolzano sono nate nel 1992 alle scuole elementari "Manzoni".
A sei anni di distanza però permangono i divieti e ci sono ancora resistenze a introdurre forme più avanzate di insegnamento della seconda lingua.

Che cosa non funziona? Come mai ci vuole tanto tempo per varare riforme ovvie e semplici come quella dell’insegnamento in immersione, quando in tutti i paesi in cui il problema si è posto le soluzioni sono state trovate in tempi rapidi?

Tutti abbiamo sotto gli occhi l’insensibilità dei politici, dei ricercatori e degli insegnanti.

L’insensibilità dei politici

Nell’agosto 1997 il vice presidente della Giunta provinciale, Michele Di Puppo ha dichiarato che il problema del bilinguismo era stato affrontato seriamente dalla stessa Giunta provinciale. In tre scuole materne italiane una di Merano, una di Bressanone e una di Bolzano sarebbe stato introdotto l’insegnamento del tedesco in forma sperimentale. Ma è stato un annuncio a vuoto: nessuna di queste sperimentazioni a tutt’oggi è stata avviata. E perché mai poi il tedesco può essere introdotto solo in tre scuole materne e non in tutte? Perché le sperimentazioni di Di Puppo si rivolgono solo ai bambini di cinque anni e non anche ai più piccoli? Quella prospettata da Di Puppo non ci sembra una soluzione, ma un modo di prendere tempo, di fare finta di avere considerato il problema.

L’insensibilità della scuola

Ogni genitore che si sia rivolto ad insegnanti, direttori didattici o presidi per chiedere l’avvio di una sperimentazione linguistica ha avuto i suoi problemi. La scuola dialoga poco e male con le famiglie e soprattutto non vuole saperne di sperimentazioni che mettano in discussione le consuetudini della scuola stessa e perfino gli organici di qualche cattedra.
Eppure il nuovo contratto provinciale e le nuove linee guida per l’insegnamento del tedesco aprono molte possibilità di innovazione.

Il mondo della ricerca

L’università di Bolzano ha attivato una facoltà di scienze della formazione, per la preparazione dei futuri insegnanti.
I programmi dei corsi non prevedono però la formazione di insegnanti in immersione, dei docenti che dovrebbero condurre le sperimentazioni. Anche l’Università non sta facendo la propria parte. E allo stesso modo non fa la propria parte l’Amministrazione scolastica che non elabora progetti tipo da diffondere alle scuole e non attiva un piano di formazione degli insegnanti in immersione.

Le diecimila firme

Nella primavera del 1996 abbiamo raccolto più di diecimila firme, perché fosse varata una norma di attuazione che legalizzasse l’immersione linguistica e non vietasse la compresenza di insegnanti di madrelingua diversa.
Sappiamo che nessuno si è degnato di prendere in considerazione l’appello dei cittadini, né a livello locale né a livello nazionale, con la sola eccezione dell’Assessore Romano Viola che recentemente - e da solo - si è detto favorevole ad una nuova norma di attuazione che dia piena autonomia didattica alle scuole italiane nella scelta dei metodi per l’insegnamento della seconda lingua, ferme restando le garanzie richieste dalla scuola tedesca.
Viola, lo ricordiamo aveva chiesto l'attestato di bilinguismo per tutti gli insegnanti e forse questa sua proposta non era male.

Un programma di immersione

In Alto Adige serve un vero e proprio programma di immersione linguistica. Non bastano piccole iniziative episodiche, sommerse dai problemi che abbiamo ricordato sopra.

Un programma di immersione significa un progetto complessivo che preveda un percorso scolastico dai tre anni ai diciotto. Oggi i nostri figli alle materne svolgono attività private in seconda lingua, ma quando vanno in prima elementare nella maggior parte dei casi non c’è nessun collegamento con le attività delle scuole materne. E quando i nostri ragazzi vanno alle medie, dopo aver frequentato le sperimentazioni di immersione delle elementari, vengono smistati in classi diverse, dove si ricomincia da capo. Alle superiori, poi, è un vero dramma: si riparte con uno lo studio grammaticale della lingua, indipendentemente da quello che è successo prima. Questa situazione è il contrario di un programma di immersione: è sperimentare in maniera casuale, improvvisata, senza nessuna attenzione alle esigenze dei nostri ragazzi.

Bisogna allora che la Giunta provinciale di Bolzano cominci ad individuare dei poli scolastici in cui sia possibile svolgere attività in immersione dalle materne fino alle superiori entro un unico progetto. Poi è necessario che la Giunta individui almeno una scuola ad immersione totale, come all’estero. In questa scuola l’insegnamento in tedesco dovrebbe essere almeno pari all’insegnamento in italiano, come numero di ore e come materie trattate. Il Presidente della Giunta provinciale a suo tempo aveva fatto proposte precise al riguardo.

Naturalmente gli insegnanti delle scuole ad immersione dovrebbero poter seguire dei training all’estero per vedere come si insegna nelle scuole ad immersione d’Europa.

Ma soprattutto in tutte le nostre scuole i genitori dovrebbero essere più ascoltati. Autonomia scolastica significa dare più peso alle esigenze delle famiglie, non agire in modo disorganico e non condiviso.

Enrico Hell